About
A scientific education leads her to graduate with honors from the Faculty of Engineering, a mathematical mind, a passionate spirit and eyes that look at the world through a kaleidoscope.
The continuous struggle between logic, instinct and dream that pervades her, leads her to lead an energetic life marked by a constant metamorphosis.
Vigorous emotions, exalted perceptions, extreme feelings against a lucid and placating rationality that must necessarily keep everything in order, under control.
She is deeply fascinated by the human mind, by its Machiavellian mechanisms, she loves to take inspiration from the unknown, pushing herself from time to time in search of an empathic contact with all that is new and unconventional.
scultura. Nel 2020, a cavallo della Pandemia, deciderà di spostarsi in Sardegna, una terra carica di energie. Realizzerà in questo anno la sua prima scultura tessile con la quale, nell’agosto del 2020 vincerà il primo premio della IV edizione di “ Le quai des artistes” a Porto Rotondo, fortemente voluta dal Conte Luigi Doná dalle Rose con la sua fondazione. Le sculture tessili al momento esplicano la sua ricerca più profonda.
Philosophy
Le riflessioni della Giacco si intrecciano e continuano ad intrecciarsi, qualunque sia il punto di partenza tutto sembra, in questo stadio, manifestarsi in un intreccio di corde. La ricerca di Emanuela Giacco ha una matrice esistenzialista, corde, legami, nodi, trecce, intrecci, nulla è lineare, nulla si configura in maniera incondizionata. La Giacco pone l'accento sulla complessità dell'essere umano fatta dalla stratificazione di codici genetici, morali e culturali. Fa riferimento alla molteplice natura di tutti quei vincoli che l’essere umano sperimenta nel corso della sua esistenza, arrivando ad un discorso storico che ripercorre l’intero cammino dell’uomo, dalle sue origini ad oggi. L’individuo in divenire, l’individuo come una infinitesima parte di un Universo che si muove espandendosi, un Universo che mutando, in una dimensione spazio temporale che racchiude passato, presente e futuro, lascia tracce stalattitiche del proprio cambiamento. Al caos delle matasse e degli intrecci si accosta la semplicità un singolo elemento: la cima. La cima come elemento simbolico ed espressivo che racchiude in se tutta la sua ricerca.
Nell’elemento “cima” l’artista coglie infatti una moltitudine di echi: la cima risponde alla legge della spirale logaritmica, una struttura onnipresente in natura dal DNA alle galassie, descrive e racchiude il “Tutto” dal microcosmo al macrocosmo; la cima, a livello puramente formale, è legata alla serie di Fibonacci che esprime il concetto di bellezza e armonia; la cima racconta delle sovrastrutture e degli intrecci dell'inconscio umano mai sciolti; la cima come simbolo dei legàmi che sono parte dell’esistenza di ogni persona. Legàmi come i vincoli individuali, ma anche come l’insieme delle sovrastrutture che portano le scelte dell'individuo ad essere continuamente ed inevitabilmente condizionate dal luogo, dal periodo storico, dalla cultura e dalla religione. Averne coscienza o meno determina il loro valore all’interno dell’esperienza di ognuno. L'intreccio di nodi come la rappresentazione “dell'Io” di ogni individuo che si ricollega al "Tutto". Ogni cosa si fonde, tutto è correlato da un legame, ma al contempo ogni filo ha la sua dimensione e grazie a questa riesce a scorgere ciò che gli è estraneo. Di qui il collegamento con l’Universo, con il Tutto, con la natura. Il teatro di vita di ogni individuo, vale a dire il nostro pianeta e la sua tutela diventano un tema centrale, così la ricerca dell’artista abbraccia anche il mondo della sostenibilità. L’elemento cima diviene così una cima di recupero. L’artista scandaglia spiagge, mari, l’artista rende partecipi del suo progetto le marinerie, i pescatori ed alcune compagnie navali così da recuperare e sottrarre al residuale tonnellate di cime nautiche. La cima si carica così di altri valori, la cima di recupero parla della storia, porta con se l’energia delle mani che l’hanno accarezzata o strattonata, porta con se la forza e la calma degli oceani che ha attraversato. La cima di recupero, parla della crisi climatica, un problema che riguarda tutti noi, riguarda ogni nostro singolo respiro. Sostenibilità diventa la parola d'ordine.
“L'arte da sempre si interroga sul momento presente, racconta di cambiamenti, di rivoluzioni alle volte anticipandole. Credo che oggi l'arte non possa non parlare della crisi climatica. Credo in un progetto che risvegli le coscienze sociali. Ogni anno tonnellate di fibre tessili sintetiche vengono smaltite e nel peggiore dei casi vengono scaricate nei fondali intaccando posidonia e tutte le specie. Credo che l'arte parli attraverso le emozioni, motivo per cui il messaggio veicolato sarà sempre molto potente.” Queste le parole dell’artista. Le sculture tessili sono infatti realizzate con cime di recupero racchiudendo così la sintesi della sua ricerca, esistenzialismo, universo, natura e sostenibilità.